In occasione di EICMA 2024 Ducati ha presentato il nuovo motore V2 che andrà ad equipaggiare in primis i due nuovi modelli sportivi Panigale V2 e Streetfighter V2, svelati al pubblico proprio in occasione di EICMA 2024 qualche giorno fa. La gestione mediatica abbastanza spinta nel comunicare questa novità in casa Ducati, e le novità per il 2025 non proprio "rivoluzionarie" presentate fino ad ora anche attraverso gli eventi WDW e DWP (Panigale V4 MY2025 e Multistrada V4 MY2025), fanno pensare che questo nuovo V2 sia LA NOVITA' di Borgo Panigale per il prossimo anno.
Mancano ancora 2 episodi nel calendario DWP Ducati World Première, quindi vedremo cosa mostrerà Ducati il 28 Novembre e il 5 Dicembre prossimi, magari hanno in serbo un asso nella manica per spiazzarci con qualcosa di sconvolgente, ma al momento sembra chiaro che questo nuovo motore bicilindrico V2 sia di fatto il passo in avanti che Ducati propone al mercato per il prossimo anno e più in generale come strategia futura dell'azienda.
Nuovo motore Ducati V2 |
Cosa ne penso del nuovo motore Ducati V2
Non entro nei dettagli tecnici che non mi competono, resto su un livello di considerazioni generiche, tentando di non banalizzare. Nuovo motore Ducati V2: leggerissimo, flessibile nella destinazione d'uso, con "pochi" cavalli, ma ben sfruttabili e in linea con le normative ecologiche. Sono certo che con questo motore le nuove Panigale V2 e Streetfighter V2 saranno maneggevolissime (ovviamente) e velocissime (probabilmente i cavalli in meno rispetto al precedente motore non si sentiranno più di tanto grazie al rinnovato rapporto peso/potenza). A livello di ricerca tecnologica e prestazioni quindi, possiamo certamente annoverare questo motore (e le moto che lo monteranno) tra quelli i con tratti distintivi del DNA Ducati. Per rendere questo V2 il bicilindrico più leggero di sempre mai prodotto a Borgo Panigale si è però sacrificata la tecnologia Desmodromica. Addio Desmo. Addio Desmo in un bicilindrico Ducati. Eresia? Non proprio. O forse si. Dopo l'addio al monobraccio della Panigale V4 un altro tuffo al cuore per i ducatisti "duri e puri".
La scelta non è sbagliata a prescindere, figuriamoci se io posso saperne più del management Ducati che ha deciso per questa strategia, ma ho trovato un po' spiazzante presentare in pompa magna un nuovo motore (e i due modelli di moto conseguenti) puntando tutto sul risparmio di peso, "dimenticandosi" della cavalleria che è diminuita rispetto ai modelli precedenti, e proponendo un prezzo di listino premium assolutamente in linea con i modelli precedenti... cambia tutto, ma tutto rimane come se nulla fosse cambiato.
Capisco e comprendo la scelta di Ducati di aprire la strada a modelli di ingresso per una nuova generazione di ducatisti o per nuovi acquirenti che non hanno un legame "affettivo" col marchio e che cercano altri riferimenti quando scelgono di comprare una moto, ma utilizzare Panigale e Streetfighter per questa operazione, mi è sembrata una scelta speculativa, un po' markettara, lontana dallo storytelling che da sempre è nel DNA di Ducati.
Mi spiego meglio (almeno ci provo): i modelli più venduti in casa Ducati sono Multistrada, Scrambler e Monster. Questi tre sono il piatto forte, la "ciccia" vera si concentra in questi tre modelli, tutto il resto, numeri alla mano, è più o meno solo contorno. Capisco quindi fare delle scelte di ottimizzazione e anche un po' contro la tradizione in questi modelli che compongono l'ossatura portante del catalogo Ducati (anche se a mio modo di vedere, forse anche per la mia visione distorta dalla passione per questo modello, il Monster dovrebbe essere il "modello icona" su cui puntare per mantenere un legame di legacy più profonda con la storia di Borgo Panigale), ma modelli con numeri di vendita più contenuti e per indole intrinseca legati alle prestazioni, come Panigale e Streetfighter, dovrebbero apparire da subito esagerati e fuori da ogni possibile confronto, cosa che questi nuovi V2 non fanno del tutto. La dotazione tecnologica di questi nuovi V2 Panigale e Streetfighter è di assoluta eccellenza e il posizionamento di prezzo è assolutamente coerente con quello che viene offerto, semplicemente questi due nuovi modelli sono meno "unici" e meno "distintivi" rispetto al passato e più soggetti a paragoni con altri marchi rispetto al passato. Siamo di fronte ad una evoluzione tecnologica interessante e ad un dato inequivocabilmente rilevante (il motore bicilindrico più leggero di sempre per Ducati), ma, forse, si stanno sacrificando troppo velocemente un pezzetto alla volta i legami col passato.
In sintesi: questo nuovo motore Ducati V2 è una meraviglia tecnologica. Ok, è leggerissimo e saprà dare emozioni su tutti i modelli che lo adotteranno, ma se doveva anche essere uno strumento per avvicinare i "non ducatisti" al marchio di Borgo Panigale, allora le moto con cui è stato presentato dovevano costare di meno o non dovevano essere i modelli prescelti per svelare il cambiamento strategico/tecnologico del nuovo V2 (forse era più giusto come dice qualcuno iniziare con questo nuovo V2 dalla Supersport?). Avvicinarsi per quanto possibile ai listini nipponici e tentare di fare concorrenza alle giapponesi rivali, offrendo ad un prezzo lievemente superiore una dotazione non paragonabile, forse sarebbe stato davvero un numero esplosivo e spiazzante per il mercato delle sportive. Se invece l'obiettivo era avere delle Ducati più godibili e facili da guidare per una nuova generazione di ducatisti, allora forse non si doveva abbandonare il Desmo su due modelli sportivi, e chi se ne frega del listino o dei numeri di vendita di modelli che intrinsecamente non fanno il grosso del fatturato Ducati. Forse mi sbaglio, anzi sicuramente il management Ducati la azzeccherà ancora una volta, ma il mio pensiero a caldo è questo.
Nuova Ducati Panigale V2 MY2025 |
Ducati: ma dove stai andando?
Inutile girarci attorno, la scelta di fare un nuovo bicilindrico V2 senza sistema Desmodromico è anche una questione di economia produttiva. Serviva un motore più leggero (certamente), più sfruttabile (sicuramente), in linea con le normative ecologiche attuali (ovviamente), ma anche meno complicato e più economico da produrre. Eccoci quindi arrivati a questo nuovo V2 Ducati. Abbandonare la tecnologia Desmodromica in un bicilindrico Ducati è pura follia oppure un accurato esercizio di realismo?
Ho due Ducati nel mio garage (Monster 1200 e Multistrada 950S), con due bicilindrici Testastretta desmodromici, con due telai a traliccio, e uno di queste ha il monobraccio posteriore. Non sono un "ducatista estremista", credo davvero che si possa e si debba evolvere senza dover per forza portarsi dietro il peso di elementi anacronistici. Credo insomma che una Ducati sia una Ducati anche senza frizione a secco, anche con un V4, e anche se ha un telaio in alluminio e non a traliccio. Tutto però deve avere un senso, e deve avere un'obiettivo dichiarato, altrimenti si rischia di perdere per strada la propria identità. Benissimo quindi questo nuovo V2 sulla gamma sportiva, ma spero che nel catalogo Ducati, sulla Scrambler o magari su una nuova Maxi-Monster che verrà, Ducati possa mettere a catalogo un modello icona che mantenga il più possibile il contatto con la tradizione del marchio.
Ho avuto tante perplessità quando è uscito qualche anno fa il nuovo Monster 937. Credevo non fosse un "vero" Monster, anche perché il Monster da sempre è forse la mia moto preferita in assoluto. Poi l'ho provato, il Monster 937, e in buona parte mi sono dovuto ricredere. Il Monster 937 è la moto giusta per una nuova generazione di Ducatisti. Moderno, leggero, facilissimo da guidare, prestazionale e cattivo quanto basta. Indimenticabile nel design? Non proprio. Carismatico come molti dei modelli precedenti? Certamente no. Eppure vende bene, piace, ed è un progetto riuscito. Aveva ragione Ducati nel proporre un Monster senza traliccio e senza monobraccio. Fine della discussione. Sono sicuro che quando proverò una Panigale V2 o uno Streetfighter V2 con questo nuovo motore dovrò ricredermi ancora una volta, saranno certamente due belve spettacolari. Ma sono altrettanto sicuro che un velo di tristezza correrà nelle mie vene, come è accaduto quando ho provato il Monster 937, che mi è piaciuto tantissimo da guidare, ma che non comprerei mai perché non mi regala l'emozione e il legame che cerco con la tradizione del marchio Ducati.
La domanda quindi è: si può proseguire così all'infinito? Si possono togliere via via i principali segni distintivi di un marchio senza rischiare di perdere il contatto con chi proprio per la distintività compra un brand piuttosto di un altro? Saranno sufficienti gli investimenti nelle gare e nei campionati internazionali, MotoGP in primis, per colmare la mancanza di "heritage" che piano piano si farà strada nel catalogo Ducati? L'arrivo a suo tempo del quattro cilindri V4, più recentemente del monocilindrico, saprà colmare con l'ampiezza di gamma la mancanza di vere icone a listino su cui continuare a costruire il mito di Borgo Panigale sulle strade di tutti i giorni? Basterà la geometria a V del bicilindrico e del quattro cilindri Ducati (tanta roba eh... in pochi se la possono permettere al giorno d'oggi questa tecnologia) a giustificare certi prezzi di mercato e a mantenere saldo il legame con i "ducatisti" anche dicendo addio al mitologico Desmo? Non lo so, lo vedremo nei prossimi anni. Probabilmente, come accaduto con il progetto Monster 937, tra qualche anno vedremo che avrà avuto ragione il management Ducati e che i miei attuali dubbi erano solamente i pensieri di un vecchio ducatista nostalgico.
Nuovo Ducati Streetfighter V2 |
Quale futuro ci attende?
Di formazione sono un designer, quindi credo di avere gli strumenti per poter valutare un brand e un prodotto, anche se lontano dalla mia professione quotidiana, con un occhio critico più attendo rispetto alla media. Credo che sempre di più il mercato sia fatto di necessità, prestazioni, emozioni, distintività. Alcuni marchi lo hanno capito molto bene, soprattutto i marchi italiani di proprietà cinese, che pur producendo con l'obiettivo di costare meno possibile, hanno puntato sulla distintività di alcune scelte legate alla loro storia. Le giapponesi continuano con la loro tradizione: massima affidabilità e ottime prestazioni ad un prezzo non economico, ma comunque accessibile. I brand premium come Ducati, ma anche BMW, in che direzione vorranno andare? BMW ha già in gamma dei motori Made in China, quindi se vogliamo in Ducati si stanno mantenendo le tradizioni molto più che in altre aziende, Desmo o no quindi, è un dato di fatto che Ducati, pur di proprietà tedesca, non ce lo dimentichiamo, stia difendendo il Made in Italy con le sue strategie tecnologiche e commerciali.
Mi ritrovo quindi da un lato ammirato dall'eccellenza Ducati e dai risultati di vendita, di sviluppo, e dai risultati sportivi di un'azienda che mi affascina, dall'altro un po' deluso nel profondo del mio cuore di ducatista nostalgico.
Mi voglio immaginare un futuro in cui nel catalogo Ducati si potranno scegliere moto prestazionali ai vertici tecnologici del panorama mondiale, e chi se ne frega se avranno o no richiami così diretti all'heritage del brand, ma anche moto dal DNA Ducati inconfondibile, con espliciti richiami diretti alla tradizione di Borgo Panigale. Tradizione e innovazione che viaggiano insieme, mano nella mano. Vedremo...
Foto: Ducati.com
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