Il mito del Made in Italy barcolla?

Il mito del Made in Italy barcolla?

Sono tempi incerti per i mercati internazionali di ogni genere, tra guerre, dazi, inflazione, e un'instabilità generalizzata. Anche il mercato delle moto ne sente il peso, nonostante i buoni risultati dei mercati, in Italia, e in Europa. 

Il mondo delle moto in Europa sta vivendo un momento di grande incertezza, molti marchi vanno a 100 all'ora, come BMW o Ducati, altri arrancano, come KTM. Abbiamo assistito a successi sportivi e commerciali importanti, e a un rinnovato interesse per i marchi storici da parte del mercato. Allo stesso tempo però si registrano anche alcune criticità, come per la già citata KTM, oppure con la chiusura di Energica e le difficoltà finanziarie di Dainese.


L'importanza del "Made in Italy"

Il Made in Italy è un marchio riconosciuto in tutto il mondo come sinonimo di qualità, stile e artigianalità. Nel settore motociclistico, le nostre aziende hanno saputo creare negli anni modelli iconici che hanno fatto la storia. La Motorvalley italiana è sinonimo di eccellenza motoristica e componentistica nel mondo. Tuttavia, questo patrimonio è a rischio se non verrà tutelato e valorizzato adeguatamente.

Ad esempio molti marchi italiani dell'abbigliamento e degli accessori producono ormai all'estero da molto tempo, mantenendo in Italia solamente la struttura amministrativa, commerciale, al massimo quella di ricerca e sviluppo. Che valore aggiunto potranno avere quindi i prodotti progettati in Italia e realizzati in giro per il mondo? Può essere sufficiente il valore dello stile italiano e della ricerca tecnica italiana per garantire il successo di un prodotto? Guardando alla recente vicenda Dainese, venduta ad 1 Euro alle società finanziarie creditrici per il troppo debito accumulato negli ultimi tre anni, la risposta potrebbe essere: probabilmente no.

Forse il crollo di identità più marcato è nel settore automobilistico, dove eccenzion fatta per l'intramontabile mito Ferrari e Lamborghini, è ormai da tempo finita l'era delle Alfa Romeo, delle Lancia, delle Maserati di una volta, trascinate a fondo da politiche industriali miopi, sia delle imprese che delle istituzioni.


L'ingresso dei produttori cinesi

Negli ultimi anni, abbiamo assistito all'ingresso sempre più massiccio di produttori cinesi nel mercato motociclistico. Molte di queste aziende hanno scelto di acquisire marchi storici italiani, garantendone la sopravvivenza e, in alcuni casi, rinnovando la gamma di prodotti. Benelli, Moto Morini, Morbidelli, solo per citarne qualcuno.

È importante sottolineare che non tutti i prodotti "Made in Italy" sono uguali. Un prodotto può essere di qualità mediocre anche se prodotto in Italia, e allo stesso tempo un prodotto realizzato in Cina può essere eccellente. Il luogo di origine non è di per se una garanzia assoluta. La qualità dipende da molti fattori, tra cui la scelta dei materiali, i processi produttivi e il controllo qualità, la volontà dell'azienda di massimizzare gli utili o di fidelizzare la clientela. Siamo in mondo globalizzato e le sfumature sono quasi più importanti della visione di insieme.


Il ruolo delle aziende e delle istituzioni

Per tutelare il Made in Italy è fondamentale che le aziende italiane investano in ricerca e sviluppo, puntando su design innovativo e tecnologie all'avanguardia. Allo stesso tempo, le istituzioni devono sostenere le imprese del settore, promuovendo l'export, ma soprattutto ricostruendo un tessuto produttivo nazionale competitivo e innovativo, dalla meccatronica alla componentistica, fino al prodotto finito.


Il ruolo di noi appassionati

Anche noi appassionati abbiamo un ruolo importante da svolgere. Possiamo contribuire a valorizzare il Made in Italy scegliendo di acquistare prodotti di qualità, informandoci sulle origini dei prodotti e sostenendo le iniziative delle nostre aziende più virtuose.


Il futuro è pieno di sfide e opportunità. È un momento di grande cambiamento, in cui tradizione e innovazione si incontrano e si scontrano di continuo. Sta a noi decidere se preservare il nostro patrimonio o lasciarlo svanire, lentamente, per l'avidità di pochi e nell'indifferenza di molti.









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