La scorsa estate è stata per Ruben davvero indimenticabile. Per la prima volta ha intrapreso quella che ha definito la sua prima vacanza da “vero motociclista”.
Il racconto di Ruben:
Nel mese di Agosto ho intrapreso il mio primo viaggio in moto da "vero motociclista": una solitaria traversata alpina. A farmi compagnia il piccolo bicilindrico della mia MT03, una tenda, e tanta voglia di divertirmi. Questo viaggio è partito da Lecco, dove vivo, proseguendo per Ventimiglia, con destinazione Trieste. Le emozioni sono iniziate già il primo giorno, quando, appena uscito di casa, un gatto mi taglia la strada e mio malgrado non riesco a evitare la sua coda...
L’autostrada che mi porta da Lecco a Ventimiglia scorre veloce. Da qui inizia il viaggio vero e proprio.
Raggiungo Airole dove è in corso la “Festa della Vespa”. Il paesino è letteralmente invaso dalle moto. Dopo pochi chilometri incontro il primo passo di questo viaggio: è il colle di Vescavo che con i suoi modesti 477 metri mi introduce in Francia. Supero anche il col di Turin dove mi fermo a mangiare su un tornante: pranzo con vista pieghe, non posso chiedere di meglio. A fine giornata torno in Italia a Vinadio, mi addormento presto distrutto dalla lunga autostrada e dai passi che mi hanno portato fino a qui. La mattina seguente con l’aria ancora frizzante raggiungo col de Larche e punto l’Izoard. Ai piedi di quest’ultimo un cartello indica colle dell’Agnello, è una lunga deviazione, ma è impossibile rinunciare. Scendendo dall’Izoard rischio di “ammazzarmi” per fare il figo con il fotografo del passo; io non cado, ma lui, spaventato, sì. Arrivato a Brianzon mi concedo il lusso di un ristorante (addio cara simmenthal). Passando per il Moncenisio raggiungo il paesino di Lanslevillard.
Nella tarda mattinata è prevista pioggia, decido di partire all’alba. Arrivo all’Iseran verso le 7:00, giusto il tempo per un paio di foto, e si scatena un temporale che mi accompagna per tutta la discesa. Il meteo finalmente si rasserena e mi godo sia il Piccolo che il Grande S. Bernardo. Una volta in Svizzera mi spingo fino a Ulrichen, rigorosamente a 50km/h. Scoppia un nuovo temporale, ma in camera d’albergo si sta proprio bene. Il risveglio non è dei migliori, circondato dalla nebbia e dalla pioggia supero il Neufenenpass. In mezzo ad un paesaggio da film dell’orrore l’unico volto amico è quello di due pazzi a bordo di due Ciao, carichi fino a scoppiare.
La pioggia è veramente troppa, nemmeno le borse impermeabili salvano il mio carico, così invece di raggiungere St. Moritz accorcio la tappa e mi fermo a Lecco. A sera la casa è letteralmente invasa, ovunque si guarda c’è qualcosa appeso ad asciugare, perfino le fette biscottate. La mattina seguente è fredda e superato il Maloja, alle pendici del pass dal Fuorn, durante un sorpasso un automobilista mi butta fuori carreggiata. La paura è tanta, ma oggi affronterò lo Stelvio e nessuno potrà togliermi il buon umore. Dallo Stelvio scendo dal lato sbagliato e invece di raggiungere Bormio arrivo a Prato di Stelvio. A “malincuore” risalgo e questa volta imbocco la strada giusta. Il passo Gavia è chiuso da questo versante e così devo allungare passando per il Mortirolo. Faccio comunque una capatina al Gavia, ridiscendo e attraverso Tonale e Mendola raggiungo San Giuseppe, poco a sud di Bolzano. Qui incontro Randy un motociclista di Los Angeles partito da Francoforte e diretto a Spielberg per il gran premio, parliamo tutta sera e lui mi confessa i suoi più grandi amori: Valentino e le lasagne, dopo le donne ovviamente.
La giornata successiva è letteralmente come andare sulle montagne russe: Giau, Falzarego, Pordoi, Sella e Gardena uno dietro l’altro, senza tregua. Il casco non sembra poter contenere la mia felicità e il mio sorriso. Sul passo Sella mi fermo ad ammirare le tre cime di Lavaredo, solo una volta tornato a casa scopro che in realtà si trattava del gruppo delle Odle. Alla sera pianto la tenda ai piedi del passo Stalle dove incontro una coppia di “qualcosa del Garda”, incredibile come la passione per le moto ti spinga a parlare per ore con dei perfetti sconosciuti.
La mattina sembra di essere sulla griglia della MotoGP, infatti il passo è regolato da un semaforo con tanto di conto alla rovescia e quando questo si spegne si scatena letteralmente l’inferno. Sceso dal passo mi aspetta una breve parentesi nel verdeggiante fondovalle austriaco. Al momento di fare benzina mi scappa una lacrima: 1,245 euro al litro, sembra di stare in paradiso. Rientro in Italia attraverso il passo Pramollo per poi incontrare la Slovenia svalicando il passo del Predil. Raggiungo la cima del Mangart; da qui si gode una magnifica vista sia sull’Italia che sulla Slovenia e mi fermo un paio d’ore, il paesaggio è veramente mozzafiato. Con qualche difficoltà raggiungo il mio ultimo campeggio, domani si torna a casa.
Raggiungo Trieste seguendo la riva del fiume Isonzo che regala scorci molto caratteristici. La visita a Trieste è molto rapida, la città è un vero ingorgo. Dopo le foto di rito raggiungo Redipuglia per visitarne il sacrario, l’atmosfera del luogo unita all’imminente ritorno a casa crea in me un mix di emozioni difficile da descrivere. Mi immetto in autostrada. Dopo un tempo che sembra essere infinito e dopo aver quasi perso i sensi a causa del caldo insopportabile raggiungo Lecco.
Rientro a casa dopo 8 giorni, 3010 km, 35 passi e 37000 metri di dislivello. Alla sera il corpo viene sopraffatto dalla stanchezza, ma con la mente sono già alla prossima estate, al prossimo viaggio.
Ruben
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Ringraziamo Ruben per aver condiviso il racconto del suo primo, indimenticabile viaggio in moto.
Se volete leggere altri racconti di viaggio dei lettori del nostro blog cliccate sul tag "Dai lettori". Buona lettura e a presto con nuovi racconti di viaggio in moto!
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2 Commenti
Grande tenacia Ruben 💪
RispondiEliminaBravo, complimenti. L'ho fatto in gran parte a luglio partendo dalla provincia di Frosinone.
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